25 lire 1902

Di Salvatore Apicella

Questo articolo ha partecipato al 1° Premio Letterario Numismatico Repubblica di San Marino

DOCUMENTI INEDITI CHE SVELANO ILMISTERO DEL “BIGLIETTO DEL RE”

ECCO COSA ACCADDE REALMENTE AL BIGLIETTO CHIAVE NELLA STORIA DEL REGNO PER LA PRIMA VOLTA DOCUMENTI STORICI FANNO LUCE SUL BIGLIETTO DA 25 LIRE E SULLE INEDITE E RARISSIME SERIE DA 5 E 10 LIRE CHE NE HANNO SANCITO LA FINE

“Sire

…..il progressivo svolgersi dei rapporti commerciali ed industriali del paese, pel quale necessita una maggiore circolazione di biglietti di piccolo taglio, e l’esodo dei biglietti verso le Americhe per le richieste dei nostri emigranti, fanno risentire nella circolazione una marcata deficienza di biglietti di questo taglio, alla quale fa contrasto l’esuberanza di biglietti da Lire 25.
Nelle operazioni giornaliere di cassa […] sono infatti quasi esclusivamente richiesti i biglietti di Stato da L.5, ed esclusi, invece, costantemente quelli da L. 25 […..]”

Comincia così una Relazione di S.E. il Ministro del Tesoro L.Luzzatti in udienza a S.M. Vittorio Emanuele III° il giorno 10 ottobre 1904 che,con tutta probabilità, fa definitivamente chiarezza sul biglietto più carismatico, ambito e controverso della numismatica Italiana.

Andiamo con ordine.

Il taglio da lire 25, emesso come biglietto di Stato tra la fine dell ’800 e i primi del ‘900, è presente in due tipologie : la prima emissione sotto Umberto I° e la seconda sotto il regno di Vittorio Emanuele III°.

Questa seconda emissione, autorizzata con decreto del 25 maggio 1902 e prodotta secondo le caratteristiche ed i segni distintivi riportati nel precedente decreto del 23 marzo 1902, costituisce la prima emissione di cartamoneta sotto il regno di Vittorio Emanuele III°.

La storia di questo biglietto, creato appositamente per conquistare la benevolenza del nuovo sovrano, racconta di uno scadente procedimento di stampa, complice un olio di noce di bassa qualità, che fu la causa del ritiro immediato dalla circolazione. La carta, infatti, si usurava al minimo contatto e deturpava irrimediabilmente l’effigie del sovrano raffigurata all’interno del medaglione. Questo, naturalmente, fece infuriare Re Vittorio Emanuele III°, noto per la sua grande passione e competenza per la numismatica, e ciò che doveva apparire un meraviglioso omaggio al nuovo Re si trasformò in un grossolano errore rimediato in fretta e furia con il precoce ritiro dalla circolazione dello sfortunato biglietto.

Ma questi avvenimenti, sostenuti dai più importanti e qualificati studiosi di cartamoneta, sono realmente accaduti ? Costituiscono realmente la causa di ritiro dalla circolazione di questo biglietto ?

In realtà lo studio di alcuni decreti pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, l’analisi delle cronache dell’epoca e qualche lezione di economia ci porteranno a considerare che, probabilmente, più che di un problema di stampa si trattò di un problema di….”taglio”, con alcuni risvolti del tutto inediti.

Per cominciare torniamo alla famosa Relazione del Ministro Luzzatti a S.M Vittorio Emanuele III°. Nel documento si legge chiaramente che le Sezioni di Tesoreria Provinciale necessitavano per la maggior parte di biglietti da 5 e da 10 lire e limitatavano a piccolissime quantità le sovvenzioni di biglietti da lire 25. Questo perché non solo si era verificato un vero e proprio esodo verso le Americhe di emigranti italiani che portavano con sé biglietti da 5 e 10 lire ma anche perché i biglietti da 25 risultavano difficilmente introducibili nella circolazione quotidiana. E non è nemmeno difficile comprenderne il motivo: basti pensare al potere di acquisto di quegli anni. Se consideriamo che un kg di pane costava 35/40 centesimi di lira e un litro latte lo si poteva avere con 25 centesimi, oggi sappiamo che, convertito ai valori attuali, il biglietto da lire 25 nel 1902 aveva un potere di acquisto di circa 112 euro dei giorni nostri. Una cifra piuttosto considerevole per un taglio che, come biglietto di Stato, si posizionava tra il monetario spicciolo ed il biglietto di banca. In altre parole aveva un valore che rappresentava una “via di mezzo”, troppo basso per essere un biglietto di banca destinato a transazioni maggiori e troppo elevato per l’utilizzo quotidiano.

La conseguenza di questa Relazione fu dunque l’emissione di un decreto, il n. 575 del 13 ottobre 1904 che, riprendendo “le attuali esigenze della circolazione….”, ripartiva la divisione dei biglietti di Stato (fissata in 400 milioni di lire dal R.Decreto n. 477 del 16 novembre 1899) aumentando di 25 milioni di lire l’emissione dei biglietti da lire 5 e riducendo per il medesimo importo i biglietti da lire 25, togliendo dalla circolazione un milione di esemplari.

Questa Relazione, finora mai riportata, ci porta ad alcune considerazioni. Innanzitutto, se davvero il nuovo biglietto da lire 25 fosse stato prodotto per compiacere il nuovo Re, se davvero fosse stato creato con tanta accuratezza al fine di rendere un maestoso omaggio al sovrano, non sarebbe stato piuttosto sconveniente evidenziare che il biglietto tanto acclamato non solo era sgradito al pubblico, ma anche inutile per la circolazione e costantemente rifiutato ? La presenza di un documento ufficiale così negativo per le sorti di quel biglietto è difficilmente compatibile con la storia conosciuta fino ad ora: denigrare apertamente l’utilità del Biglietto di Stato creato per il compiacimento del nuovo re appare come una mossa piuttosto azzardata dello stesso Ministero del Tesoro. Anche la scelta del taglio appare piuttosto ardita, un biglietto che pochi anni prima aveva subito il “declassamento” da biglietto di banca a biglietto di stato (art. 7 legge 449 del 10 agosto 1893 e successivo art. 9 all. F del R.D.n. 50 del 21 febbraio 1894), di fatto per le già (comunque) note difficoltà di circolazione.

Inoltre, se veramente la stampa di questo biglietto con il volto del Sovrano fosse stata una maldestra operazione, come si può immaginare che solo pochi giorni prima di autorizzare il decreto che riduce il circolante da Lire 25 Vittorio Emanuele stesso avesse potuto autorizzare il nuovo modello dei biglietti di stato da lire 5, che per inciso sono molto somiglianti nei colori e nello stile al biglietto da lire 25 e con impressa nuovamente l’effigie del Re ?

La Relazione citata, infatti, datata 10 ottobre 1904, si interpone proprio nel mezzo di un periodo che vede prima il decreto dei segni distintivi del nuovo biglietto da lire 5 ( 7 ottobre 1904) e poi l’autorizzazione all’emissione ( 8 novembre 1904). E considerando il quantitativo previsto di quest’ultima emissione, 300 milioni di esemplari, come avrebbe potuto essere sicuro Vittorio Emanuele III° che non si sarebbe ripetuto lo stesso errore alla luce del fatto che l’emissione del 25 lire era, tra l’altro, di soli 3 milioni di esemplari ?

Con queste premesse arriviamo all’inizio del nuovo anno, il 1905, con la necessità di dare seguito al decreto n. 575 che impone il ritiro di un milione di esemplari del taglio da lire 25. Il giorno 26 febbraio 1905 il decreto n. 64 stabilisce che per la sostituzione di un milione di esemplari di biglietti da lire 25, da togliersi dalla circolazione, vengano utilizzati i biglietti di stato da lire 5 dalla serie n. 51 alla serie n. 100, prelevati dal fondo di scorta costituito dal decreto prima citato dell’8 novembre 1904. Il decreto n. 64 specifica inoltre che “i biglietti da lire 5 appartenenti alle serie dal n. 1 al n. 50 e dal n. 101 al n. 300 rimarranno a disposizione per il fondo di scorta….“per l’ordinaria circolazione.

A seguito dell’applicazione di tale decreto, il nuovo riparto dei biglietti di stato, fissato il valore massimo di 400 milioni di lire, risulterà quindi così composto :

– n. 30.000.000 di biglietti da lire 5 per un totale di lire
– n. 22.500.000 biglietti da lire 10 per un totale di lire
– n. 1.000.000 di biglietti da lire 25 per un totale di lire

150.000.000
225.000.000
25.000.000

Totale lire 400.000.000

La conseguenza di questo provvedimento fu il ritiro immediato del biglietto da lire 25 per il quantitativo indicato, ma quale fu la sorte del milione di biglietti da lire 25 rimasti ancora in circolazione ? Anche qui la storia è molto controversa. Fino ad oggi si riteneva che questi biglietti fossero stati prescritti alla fine del 1907.
Ma è legittimo credere che non sia andata così.

Questa, con tutta probabilità, è un’errata interpretazione del decreto del 1° luglio 1905 che proroga al 31 dicembre 1907 (termine ultimo) “il cambio dei biglietti di banca da lire 25 passati a debito dello stato” a seguito della legge n. 253 del 2 luglio 1896 che indicava sia la data di cessazione del corso legale che la data di prescrizione (30 giugno 1904 poi prorogato appunto al 31 dicembre 1907).

La legge però sembra fare riferimento ai biglietti di banca e non ai biglietti di stato: per intenderci, i 25 lire della Banca Nazionale del Regno, delle Banche Toscane ecc.

Difatti, come si può constatare dal famoso settimanale “La Domenica del Corriere”, l’edizione del giorno 8 dicembre 1907 pubblica un articolo che, facendo riferimento alla già citata legge n. 253 del 1896 e constatata la gran confusione di tipologia di banconote che circolavano al tempo, elenca, per comodità del lettore, “le sole banconote che avranno valore legale dal 1° gennaio 1908” e tra esse è presente anche il biglietto da 25 lire del 1902 ! Anzi, specifica che di quel taglio ce ne sono addirittura due emissioni, la prima sotto Umberto I° e la seconda, appunto, con l’effigie di Vittorio Emanuele III°.

Torniamo quindi al milione di esemplari rimasti in circolazione a seguito dei provvedimenti del precedente decreto di febbraio: se non furono prescritti nel 1907 quando furono tolti dalla circolazione ?
Un’altra relazione, nel mese di ottobre del 1905, questa volta del Ministro del Tesoro Paolo Carcano nel frattempo succeduto a Luzzatti, rimarca nuovamente “l’esuberanza dei biglietti da lire 25” ed evidenzia la necessità di un ulteriore provvedimento relativo al riparto dei biglietti di stato in “modo che risponda ai reali bisogni della circolazione”.

E’ singolare il modo in cui termina la Relazione : “mi onoro sottoporre alla firma di Vostra Maestà l’unito schema di decreto : ” in quanto nel provvedimento che segue è riportata la frase : “nessuna utilità del biglietto da lire 25”.

Il decreto n. 517 del 7 ottobre 1905 sancisce il (quasi) definitivo ritiro dei biglietti da lire 25. Anche in questo caso vengono utilizzate delle serie specifiche: i nuovi biglietti di stato da lire 5 dalla serie 121 alla serie 150 (tre milioni di esemplari) per un totale di quindici milioni di lire ed i biglietti di stato da lire 10 ( con l’effigie di Umberto 1°) dalla serie 1101 alla serie 1110 (quattrocentomila esemplari) per un totale di dieci milioni di lire, verranno prelevati dal fondo di scorta e utilizzati per la sostituzione del biglietto di stato da lire 25 tolto dalla circolazione per la quasi totalità degli esemplari.

Anche in questo caso viene specificato che rimarranno per il fondo di scorta i biglietti da lire 5 dalla serie 1 alla serie 50, dalla serie 101 alla serie 120 e dalla serie 151 alla 300, escludendo appunto le serie specifiche destinate alla sostituzione del 25 lire. Per il 10 lire, lo stesso decreto specifica che rimarranno per il fondo di scorta le serie dalla 1071 alla 1100 e dalla 1111 alla 1170. Questo per evidenziare che le serie specificate sono state scelte appositamente per questa operazione di cambio.

In realtà ci vogliono altri due decreti per sancire la fine della circolazione di questo taglio: il decreto n. 696 del 17 ottobre 1907 elimina altri quattrocentomila esemplari, non presenti nel riparto prima specificato ma presenti sul mercato in quanto derivanti da un’operazione finanziaria per conto del Banco di Napoli (decreto n. 77 del 25 febbraio 1897), lasciandone in circolazione 66.292 esemplari e li sostituisce ancora con biglietti da lire 5 esclusivamente con numerazione seriale dal 331 al 350 compresi.

Infine, il provvedimento che toglie dalla circolazione tutti gli esemplari circolanti porta la data dell’8 marzo 1908. Il decreto n.100 indica quanti sono gli esemplari da lire 25 ancora in circolazione ( emissione di Umberto 1° ed emissione di Vittorio Emanuele III°) :

– n. 29.614 (dei residui 66.292 esemplari prima citati dal decreto 17 ottobre )
– n. 70.000 rimasti in circolazione e non ancora ritirati

Il totale di 99.614 esemplari, per un valore complessivo di lire 2.490.350, viene definitivamente sostituito da biglietti da lire 5 nelle serie indicate dal decreto, dalla n. 421 alla 424 comprese e per la serie n. 425 limitatamente al numero progressivo di biglietto n. 98070. Il decreto riporta testualmente “al fine di eliminare completamente dalla circolazione dei biglietti di stato il taglio da L.25 che si è dimostrato non rispondente alle esigenze del mercato…”

La storia finora conosciuta racconta, inoltre, che il Tesoro, per una ventina d’anni, non fu più autorizzato all’emissione del taglio da lire 25, quale implicito provvedimento della sfortunata emissione del 1902. Anche questa considerazione lascia perplessi e appare poco credibile. Un decreto del 4 novembre 1917 autorizzerà gli istituti di emissione ad emettere nuovamente un biglietto di banca da lire 25 in aggiunta ai consueti tagli emessi, salvo poi essere modificato dal decreto n.965 del 26 aprile 1923 che riserverà nuovamente allo stato l’emissione del taglio da 25 lire fissando in lire 50 il taglio minimo dei biglietti di banca e precisando che “fino a quando non sarà in condizione di emettere propri biglietti da L. 25 il tesoro avrà facoltà di farsi cedere dagli Istituti di emissione biglietti da L.25 di loro fabbricazione, i quali saranno emessi e circoleranno a carico dello stato”.
Ecco perché meno di 4 mesi dopo, il 20 agosto 1923, quando vengono fissate le caratteristiche del nuovo biglietto di Stato da lire 25, risulterà pressoché identico al biglietto di banca da lire 25 appena utilizzato “in prestito”, sia per dare continuità alla tipologia di taglio a cui il pubblico si era abituato, sia per le tempistiche oggettivamente troppo brevi per disegnare e approvare un nuovo modello.
Sulle motivazioni che spinsero i funzionari del Tesoro ad emettere nuovamente questo taglio, che solamente 15 anni prima era stato a lungo criticato per la difficilissima circolazione, si può formulare una semplice ipotesi.
Con tutta probabilità il Ministero del Tesoro non fu “perdonato” per la controversa vicenda dell’errore nella stampa e la risposta va senz’altro ricercata nella crisi economica che colpì non solo il nostro Paese ma buona parte del mondo intero, portando allo scoppio del primo conflitto mondiale. L’effetto della crisi economica si manifestò in una fortissima inflazione che colpì l’Italia fin dai primi anni del ‘900 e lo stesso taglio da 25 lire che nel 1902 valeva circa 112 euro di oggi, nel 1926 aveva perso oltre il 70% del suo valore, con un potere di acquisto di 24 euro di oggi ! Fu molto probabilmente questo il motivo che spinse i funzionari del Ministero del Tesoro ad emettere nuovamente il taglio da 25 lire, semplicemente perché era diventato “compatibile” con la circolazione e con le mutate esigenze del mercato e del potere d’acquisto.

Successivamente, il 6 dicembre 1927, un decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 300 proroga la prescrizione dei biglietti di Stato da Lire 25, che nel frattempo avevano terminato il corso legale il 31 dicembre 1926, fino al 30 giugno 1928, termine ultimo per il cambio.

La grandissima rarità di questa tipologia, sia nell’emissione di Umberto I° che in quella di Vittorio Emanuele III°, sta proprio nel fatto che a fronte di un ritiro dalla circolazione non forzoso nel 1908 questi biglietti furono cambiati presso gli sportelli per oltre 20 anni, riducendo quindi al minimo le possibilità di ritrovarsi con un biglietto fuori corso, prescritto e non più convertibile.

La maggiore rarità dell’emissione di Vittorio Emanuele è da ritrovarsi invece in due fattori : il minore quantitativo emesso rispetto al modello di Umberto I° e i pochi esemplari realmente entrati in circolazione.
Il quantitativo di biglietti emessi sotto il regno di Umberto I°, con i due decreti del 21 luglio 1895, era di 8 milioni di esemplari e, con ogni probabilità, tutti entrarono in circolazione. Il primo decreto autorizza l’emissione di un quantitativo di 6 milioni di esemplari destinati alla sostituzione dei biglietti di banca da lire 25 passati a debito dello Stato,mentre con il secondo decreto un quantitativo di 2 milioni di esemplari viene emesso per i servizi di scorta.Oggi, in virtù dei numeri di serie dei biglietti rinvenuti sul mercato, sappiamo che tutto il quantitativo è entrato in circolazione.
Con l’emissione di Vittorio Emanuele, invece, vengono emessi solo 3 milioni di esemplari e, sempre dai numeri di serie rinvenuti sul mercato, si ritiene, a ragione, che non tutti i biglietti siano entrati in circolazione.

Estremamente rare sono anche le serie dei più comuni biglietti di stato da 5 lire, emessi alla fine del 1904, e da 10 lire, effigie di Umberto I°, molto comuni in ambito collezionistico ma decisamente protagonisti nella storia del taglio da 25 lire e a loro volta “complici” della sua scomparsa. Le serie di seguito indicate rappresentano una tipologia di biglietti destintata proprio alla sostituzione di esemplari non logori o fuori corso ma ritenuti inadatti alla circolazione monetaria.

Lire 5

  • –  Decreto n.64 del 26 febbraio 1905 serie da 51 a 100.
  • –  Decreto n. 517 del 7 ottobre 1905 serie da 121 a 150 .
  • –  Decreto n. 696 del 17 ottobre 1907 serie da 331 a 350.
  • –  Decreto n. 100 serie dell’ 8 marzo 1908 da 421 a 425 n° progressivo 98.070.

Lire 10

– Decreto n. 517 del 7 ottobre 1905 serie da serie da 1101 a 1110.

Per completezza di informazioni, tuttavia, è doveroso tenere presente che nel gennaio del 1905 venne nominata una commissione tecnico artistica per la valutazione dei biglietti di stato e delle monete da emettere e da verificare in caso di contraffazioni o valori logori. La commissione venne istituita pochi mesi dopo la prima Relazione che screditava il taglio da 25 lire e affermare con certezza che sia una pura coincidenza è piuttosto avventato. La cura e l’attenzione con cui venivano creati i valori di Stato era sicuramente argomento delicato e fortemente sentito, basti pensare al nuovo modello da 10 lire che nel gennaio del 1916 venne creato con apposito decreto ma che non fu mai messo in produzione e ad oggi i motivi non sono ancora chiari.

E il fascino del 25 lire di Vittorio Emanuele sta anche nell’eventualità, forse remota ma pur sempre possibile, che qualche altro documento venga alla luce, riscrivendo, chissà, tutta un’altra storia.

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